Tra i vari sistemi di mira utilizzati nel tiro a segno sportivo, la diottra è quella che ha riscosso maggior successo, al punto che è stata adottata da tutte le discipline di tiro olimpico con carabina.
Di seguito il nostro Nicola Campriani, Campione Olimpico e Mondiale nella disciplina ISSF – C 10
Nel 2013, nacque l’idea di creare una nuova categoria da inserire nel novero delle già affermate categorie che caratterizzavano il BR 25.
L’idea verteva sull’utilizzo del classico sistema di mira composto da diottra e tunnel. Si realizzò, pertanto, un prototipo di bersaglio e, constatatane la rispondenza, si diedero i natali alla “Diopter”, una nuova categoria BRAC nella disciplina BR 25.
A distanza di sette anni, per l’impegno e la concentrazione che richiede, la categoria Diopter è una delle più amate e praticate in Italia. Ma cos’è, più in dettaglio, questo sistema di mira che sostituisce la classica ottica, regina del Bench Rest Aria Compressa, e da cosa è costituito ?
Il sistema è costituito da una Diottra e da un tunnel, vediamo i due componenti in dettaglio….
La diottra è, in sostanza, un dispositivo ottico, dotato di un piccolo foro che, posto vicino all’occhio, ne aumenta la profondità di campo visivo e conseguentemente permette una migliore visione di bersagli posti anche a notevoli distanze (fino ai 300 metri).
E’ dotata di un sistema di regolazione nei due sensi, verticale ed orizzontale attraverso due torrette a scatti progressivi.
La rotazione delle torrette determina lo spostamento del foro, quindi della linea di mira, nelle due direzioni ortogonali (Orizz./Vert.). Il meccanismo di rotazione delle torrette avviene a scatti regolari (Click), che determinano uno spostamento della linea di mira pari a 0,25 mm. Analogamente a quanto avviene nelle ottiche di tiro, la torretta laterale muove il foro sul piano orizzontale, ruotandola in senzo orario il foro si sposta verso sinistra e di conseguenza anche il punto d’impatto sul bersaglio. Se si ruota in senso antiorario, il foro si sposta verso destra cosi come il conseguente punto di impatto sul bersaglio.
La torretta superiore sposta, invece, il foro sul piano verticale, ruotandola in senso orario, il foro si sposta verso il basso e conseguentemente anche il punto d’impatto sul bersaglio. Se viene ruotata in senso antiorario il foro si sposta verso l’alto.
La diottra lavora in coppia con un tunnel, installato sulla volata.
Il Tunnel, come la diottra, presenta differenti soluzioni tecniche realizzative….
… la più comune è quella che prevede, nella sua struttura, un iserto entro il quale è possibile inserire delle “fogliette”….
….il cui anelli centrali vengono realizzati in vari spessori e diametri, scelti della misura più adatta dal tiratore, in funzione della sua migliore impostazione visuale del bersaglio.
Mirando al bersaglio, al centro del foro presente sulla foglietta inserita nel tunnel di mira, deve comparire il dischetto sfocato del centro da colpire, attorno al quale si deve stabilire, giocando sia sulla distanza diottra/tunnel che sul diametro della foglietta impiegata, un alone concentrico la cui circonferenza va mantenuta uniforme in fase di mira.
A parità di diametro del foro presente sulla diottra, aumentando il diametro della foglietta aumenta la nitidezza del bersaglio in quanto aumenta la profondità di campo.
Durante le operazioni iniziali di taratura, la diottra e la foglietta all’interno del tunnel dovranno essere allineate sul centro del bersaglio, durante il tiro, invece, sarà sicuramente necessario apportare delle variazioni all’assetto predisposto in taratura, subentrano, infatti, sia variazioni di luce che altri fattori.
Per i tiratori di Diotta nelle categorie BRAC, tutte “outdoor”, il problema della luce assume un’importanza determinante. Spesso ci si trova a tirare in controluce. In questa situazione il bersaglio appare più grande, di conseguenza si dovrà aumentare il diametro del tunnel. Quest’ultimo si regolerà sulla luce riflessa dal bersaglio vero e proprio, mentre il diametro della diottra si regolerà sulla luce globale.
Va rammentato che più grandi sono i diametri diottra/tunnel, più sfuocato risulta il bersaglio, occorre, quindi, trovare un giusto compromesso che tenga conto di questi due fattori che possono presentarsi contrastanti.
Chiaramente l’assetto corretto di una diottra e del suo tunnel è un fattore prettamente personale. Ogni tiratore, in base alle sue capacità visive, dovrà trovare quello migliore che andrà bene esclusivamente per lui e per la situazione ambientale caratteristica del momento in cui sarà impegnato al tiro.
Le sempre crescenti prestazioni atletiche nelle molteplici discipline che impiegano la diotta come sistema di mira, hanno spinto il mercato a produrre dispositivi sempre più precisi e sofisticati.
Dai vecchi sistemi Diottra/Tunnel degli anni ‘70/’80 (quelli dotati di diottra con foro fisso e tunnel a foglietta), si è innalzato notevolmente il livello tecnologico sia delle diottre che dei tunnel, trasformati in dispositivi micrometrici di altissima precisione, oltre che corredati di una serie di accessori che ne migliorano sia le prestazioni che l’impiego.
A diottre sempre più performanti si sono aggiunte, quali ormai irrinunciabili accessori, iridi diaframmabili dotate di filtri Kelvin, per adattarsi alle varie condizioni di luce al momento del loro impiego. Il vecchio “foro” sulla diottra, a cui si è precedentemente accennato, è stato mandato ormai definitivamente in “pensione”.
Una breve osservazione, chiunque, alle prese con il problema di mirare ad un bersaglio, di norma chiude l’occhio con il quale non guarda attraverso il mirino. Mantenere chiuso l’occhio durante la fase di puntamento provoca, a lungo andare, un affaticamento dell’occhio che si ripercuote anche sull’altro danneggiandone l’acutezza visiva. Molti tiratori sono soliti coprire l’occhio non impegnato anche se I risultati non sono proprio soddisfacenti. Mai come nell’uso della diottra si risente di questo problema. Sappiamo inoltre che mirare mantenendo chiuso un occhio affatica notevolmente la muscolatura dell’occhio aperto
Proprio qui entra in gioco il salto di tecnologia presente sugli attuali dispositivi, l’iride regolabile posta sulla diottra permette, infatti, di diaframmare (e, soprattutto filtrare) la quantità di luce che giunge all’occhio che mira, defaticandolo notevolmente.
Tornando ai risvolti tecnologici delle attrezzature, lo stesso tipo di evoluzione che ha interessato le diottre si è verificata anche per i tunnel che, dalle fogliette metalliche sono passati prima ai cristallini in polimero…
e, successivamente, ad incorporare direttamente dei diaframmi regolabili
Le migliorie apportate dalla tecnologia non hanno tuttavia modificato la tecnica di impiego e le regole di base del sistema di mira tunnel/diottra.
Come per l’ottica, anche per la diottra la regolazione teorica, che vede allineata la canna della carabina con il bersaglio, non è quella che permette di fare centro. Ciò sarebbe possibile se il pellet seguisse una traiettoria rettilinea e se non esistesse ne il rinculo ne il vento (si rammenta che la categoria BRAC “Diopter” si pratica outdoor) :
- Il pellet infatti, a causa del suo peso e dell’attrito con l’aria, “perde quota” rispetto alla linea teorica. Una costante che, come ben sappiamo dipende dalla combinazione Vo / Peso del pellet;
- Il rinculo, benchè minimo in una carabina ad A.C., ne altera la posizione nell’attimo in cui il pellet lascia il vivo di volata. Controllarlo dipende da come è sorretta l’arma e da come ne viene contrastato l’arretramento. Tale controllo va maggiormente assicurato in quanto, nella categoria BRAC BR 25 Diopter, il tiratore dispone del solo appoggio anteriore;
- L’effetto “Cant” è sempre in agguato e pronto, se non controllato, a deviare la traiettoria impostata. Per la categoria Diopter infatti, il rest anteriore deve essere privo di sostegni laterali e l’astina (o paramano) della carabina deve essere stondata, proprio per lasciare all’abilità del tiratore il controllo del Canting.
In sostanza, nel tirare di BRAC impiegando la diottra come sistema di mira, a meno dell’errore di parallasse, tutti le restanti difficoltà che si presentano utilizzando un’ottica tradizionale sono fattore comune. Anzi, se ne aggiungono due ulteriori, il solo appoggo anteriore e l’astina stondata, che nel caso delle categorie che prevedono l’uso dell’ottica può essere piatta (fa eccezione soltanto la categoria Sporter).
Il maggiore scoglio da superare, un vero attentato alla precisione del tiro con la diottra, più ancora che con l’ottica, resta comunque l’influenza del vento. Riuscire ad interpretarlo ed a compensarlo, giostrando sulla posizione dell’alone che circonda il bersaglio, è molto complesso ed è puro appannaggio del tiratore e dell’abilità che ha acquisito attraverso un costante allenamento.
In conclusione, non è un gioco facile, tirare di BRAC In categoria Diopter, ma questo non costituisce certo ostacolo per i tanti tiratori che sono stati contagiati da questa disciplina. Al punto che, al BRAC BR 25 m. Diopter, si è affiancato, da qualche anno, il BRAC BR 50 m. ed attualmente si sta sperimentando, con successo e grande soddisfazione, la diotta a 70 metri.
.