Il mercato offre diverse soluzioni per l’accoppiamento ottica/ carabina.
La carabina dispone di apposite slitte (scine) che presentano differenti standard di forma sulle quali ancorare i supporti (attacchi) che sorreggono l’ottica (anelli), anch’essi forniti in varie forme e con differenti tipi di attacchi. Le scine maggiormente impiegate dai costruttori di carabine ad A.C. sono quelle denominate “Dovetail” (11 mm.)
DOVETAIL



Altre scine standard, impiegate quasi esclusivamente per armi a fuoco, ma anche per alcune carabine A.C. di produzione USA, sono la “Piccatinny” e la “Weaver” (13 mm.), molto simili tra loro in dimensioni.
PICCATINNY /WEAVER



Gli attacchi, o anelli, dotati delle due interfacce Piccatinny oppure Dovetail, vengono prodotti in varie forme e dimensioni e sta al tiratore scegliere quale sia il più adatto per la propria carabina e per la propria postura nell’azione del tiro.





Per installare correttamente un’ottica sulla carabina occorre prestare attenzione ad una certa serie di fattori, tutti della massima importanza:
- gli attacchi dovranno essere scelti di altezza tale da consentire un perfetto allineamento dell’occhio sulla linea di mira. L’ottica dovrà essere sistemata, pertanto, in modo che il tiratore possa traguardare il bersaglio senza sforzare la propria posizione, mantenendo quanto più possibile la testa eretta e, soprattutto, mantenendo il contatto tra la propria guancia ed il calcio della carabina (poggiaguancia/montecarlo).

- si è in precedenza accennato alla “lunghezza di tiro”, cioè alla giusta distanza che dovrà intercorrere tra l’azione (grilletto) ed il calciolo della carabina che poggia sull’avambraccio.

Stabilita tale distanza ed imbracciata la carabina, l’ottica dovrà essere posizionata sugli attacchi e fatta scorrere, in avanti o indietro fino a permettere al tiratore, nella sua più naturale posizione, di ottenere un campo visivo corretto. L’immagine traguardata dovrà apparire priva di qualsiasi tipo di alone al suo intorno.




E’ utile rammentare che, una volta stabilita per l’ottica la posizione ottimale per il proprio campo visivo, traguardando un bersaglio il tiratore dovrà assicurarsi che la posizione dell’occhio coincida con la linea di mira altrimenti all’interno dell’ottica si ripresenterà il fenomeno dell’alone, non più coassiale ma decentrato in funzione dell’angolazione dell’occhio del tiratore rispetto alla linea di mira corretta.

In poco tempo, il cervello registrerà la giusta posizione che deve assumersi rispetto all’ottica al punto che, trovare il proprio migliore assetto durante il tiro, diverrà completamente naturale.
- la linea di mira, l’asse teorico che va dall’occhio del tiratore al bersaglio, deve mantenersi parallela all’asse della carabina. La meccanica della carabina ed il tubo principale dell’ottica dovranno, pertanto, essere perfettamente paralleli.

- per evitare che le escursioni delle due torrette elevazione e deriva, a fine istallazione, risultino limitate, è bene, prima della sistemazione dell’ottica sugli attacchi e del suo controllo di allineamento per il successivo fissaggio, agire sulle stesse, posizionandole al centro della loro ampiezza di escursione. In tal modo, in fase di istallazione, anche l’erettore all’interno dell’ottica risulterà più parallelo possibile al tubo principale

- stabilita la posizione dell’ottica rispetto all’assetto del tiratore, e centrato l’erettore attraverso le torrette, si procederà a disporre la carabina in bolla ed a bloccarla.


- Successivamente l’ottica verrà sistemata sugli attacchi, nella posizione stabilita, cominciando a serrarli con l’accortezza di lasciarla libera di ruotare sul suo asse. Bisogna infatti, attraverso l’impiego di livelle, accettarsi prima di bloccarla che sia la carabina che l’ottica siano a bolla….


…e che l’erettore sia più parallelo possibile al tubo principale (l’ottica ben centrata sul suo asse). Traguardando un bersaglio, si farà ruotare l’ottica sul suo asse. Se le torrette di elevazione e deriva sono scompensate, ruotando l’ottica su se stessa, il centro del reticolo ruoterà a sua volta disegnando un cerchio attorno al centro del bersaglio. Se invece sono state ben azzerate, il centro del suo reticolo rimarrà fermo sul centro del bersaglio. Nel caso in cui le torrette risultino scompensate, agendo proporzionalmente su entrambe si riporterà il centro del reticolo a ruotare fisso su quello del bersaglio.


- a seguire, traguardando con l’ottica un filo a piombo posto a debita distanza, si verificherà l’allineamento dell’asse verticale del reticolo con il filo, procedendo ad una eventuale correzione fine.



A questo punto si procederà al serraggio progressivo degli attacchi avendo cura di controllare che durante tale operazione non si sposti l’assetto che è stato dato all’ottica.

In tutte le operazioni di serraggio sarebbe auspicabile poter disporre di una chiave dinamometrica per evitare di stringere troppo il tubo principale dell’ottica danneggiandola.
Ora procediamo alla taratura
Terminata l’istallazione dell’ottica sulla carabina, l’operazione successiva è quella di “armonizzare” il loro assieme.
Ci si dovrà assicurare che, sulle distanze standard di tiro previste dalla disciplina BRAC (25/50 mt.), l’assieme risponda con assoluta precisione all’azione del tiro. Per procedere, pertanto, alla taratura dell’assieme si dovranno effettuare una serie di tiri di prova, analizzarne i risultati ed effettuare i necessari aggiustamenti. Il primo concetto da introdurre in questa fase è quello della “rosata”.
La rosata è il risultato di una serie di tiri effettuati traguardando un bersaglio in un punto preciso, mantenuto fisso durante l’azione di mira. Per una corretta taratura, ideale sarebbe poter disporre delle distanze previste all’interno di un ambiente chiuso, tale cioè da non essere influenzato dagli agenti atmosferici il cui elemento principale è rappresentato dal vento. In questa fase, infatti, è di rilevante importanza che nessun agente esterno, al di fuori della forza di gravità, influenzi la traiettoria del pallino.
Il basso livello di energia cinetica che una carabina da 7,5 o 16 joule di potenza è in grado di imprimere ad un pallino, congiuntamente con l’esiguo peso di quest’ultimo, risentono in modo veramente significativo dell’azione del vento, al punto che l’intera disciplina del BRAC, praticata come da regolamento in ambienti esterni (outdoor), basa i suoi fondamenti proprio sulla capacità di controllo, da parte del tiratore, dell’influenza del vento sulla traiettoria del pallino dal vivo di volata al bersaglio e dalla sua abilità di apportare, in fase di mira, le adeguate compensazioni.
Taratura della deriva
Sfruttando il concetto di rosata il tiratore, dopo aver saldamente assicurato la carabina su un rest, effettuerà una serie di tiri sul bersaglio mantenendo fisso su una posizione stabilita il punto di mira (ad esempio il centro di una croce disegnata su un foglio che simula il bersaglio). I fori origineranno una rosata tanto più ristretta quanto più stabile sarà la velocità di uscita del pallino (Vo) dal vivo di volata della carabina.

Mantenendo bel fissata la carabina sempre nella posizione precedente, agendo soltanto sulla torretta della deriva, portiamo l’asse verticale del reticolo al centro della rosata che si è formata.

Sempre senza cambiare posizione alla carabina e punto di mira, eseguiamo un’altra serie di tiri in questa condizione e vedremo che la rosata si formerà sempre in alto rispetto al punto di mira ma in asse con quest’ultimo.

L’assieme carabina/ottica presenterà, pertanto una deriva ben azzerata.
E la distanza del bersaglio ? In pratica, per regolare la deriva, la distanza del bersaglio non è molto significativa, unica differenza che si pone è l’ampiezza della rosata che, a distanze maggiori, si presenterà più allargata a causa del maggior effetto della forza di gravità che, agendo sui pallini, ne varierà la traiettoria.
Taratura dell’elevazione (distanza prestabilita 25 mt.)
Anche se effettuata con gli stessi criteri utilizzati per la deriva, la taratura dell’elevazione presenta, a monte, ulteriori variabili determinate dalla traiettoria del pallino verso il bersaglio che, per effetto della forza di gravità, è di forma parabolica. In questo caso la distanza tra il tiratore ed il suo bersaglio assume un aspetto determinante.

In sostanza, la procedura da seguire è simile e si riaggancia a quella precedentemente illustrata per la deriva.
Abbiamo spostato, tramite la torretta della deriva, l’asse verticale del reticolo sulla rosata originale, ripetendo i tiri senza spostare il punto di mira abbiamo visto formarsi una nuova rosata alla stessa altezza della precedente ma sovrapposta all’asse verticale del reticolo.

A questo punto, dopo aver stabilito una distanza precisa per la posizione del nostro bersaglio (nello specifico 25 metri), sempre mantenendo ferma la carabina senza spostare il punto di mira, agendo sulla torretta dell’elevazione, porteremo il centro del reticolo sulla rosata precedente

Ripetendo i tiri, sempre senza spostare il punto di mira originario, la nostra rosata si formerà al centro del nostro reticolo.

L’assieme carabina /ottica risulterà ben tarata per la distanza alla quale abbiamo effettuato la prova.
Considerata la distanza a cui e stata effettuata la taratura (25 mt.), la nostra arma sarebbe pronta per tirare sulle visuali del relativo bersaglio BRAC di BR 25.
Ne consegue che, per regolare l’ottica su distanze maggiori o minori, mentre non si dovrà toccarne la deriva, dovremo intervenire sull’elevazione per bilanciare il differente punto di rosata che si formerà più in alto (distanza minore) o più in basso (distanza maggiore) rispetto al punto di mira, a causa della differente incidenza della forza di gravità sui pallini.