di Bartolo Di Domenico
Ci siamo. E’ il giorno del torneo, del nostro torneo intitolato ad un amico scomparso, ma scomparso solo fisicamente, perché sempre presente nei nostri cuori, Gianfranco Cherubini.
La sveglia ci porta dalle braccia di Morfeo alla realtà quotidiana. Sono pronto per questa nostra gara che, anche senza essere una Olimpiade, darà lustro e gloria ad alcuni di noi.
I “ferri del mestiere”, le nostre carabine, le nostre diverse attrezzature, sono state, nei giorni scorsi, accuratamente ed in modo pignolesco, controllate, preparate, caricate di aria laddove necessario, proprio per essere sicuri che nulla possa accadere per evitare problemi al momento della gara.
Colazione leggera, non si spara bene a stomaco troppo pieno, si carica tutta l’attrezzatura in macchina, e via verso il campo di tiro.
Durante il percorso dalla mia abitazione al campo, non faccio altro che guardare il cielo e le chiome degli alberi: il primo sperando che non ci regali acqua indesiderata, ed i secondi augurandoci un vento debole, se non addirittura inesistente.
Durante il percorso cerco di fare training autogeno pensando alle modalità di mira, obbligandomi di restare calmo e fermo al momento dello sparo, sforzandomi di non “agitarmi” più del dovuto.
Si arriva al campo, incontro con tutti gli altri amici ed “avversari” per l’occasione, qualcuno prepara la zona per la gara, altri preparano i bersagli, altri guardano, e nel frattempo l’adrenalina comincia a serpeggiare tra gli astanti.
Iniziano i turni di tiro!
Occhi fissi sui bersagli, mani ferme (o quasi), il vento decide di essere più molesto che mai, ma i tiratori non demordono, sono attentissimi anche alle più piccole variazioni, con un occhio sui bersagli ed uno sui segnavento.
Il “suono” caratteristico delle carabine che sparano vaga sul campo, quasi a voler contrastare le folate del vento, vento malefico!
I turni di tiro si alternano, secondo le varie specialità, il silenzio dei tiratori viene interrotto, talvolta, da un verso di sgomento (che per buona creanza non riporto) per un tiro deviato da un colpo di vento inaspettato, il controllo dei bersagli alla fine dei turni di tiro, tutto ci unisce ed al tempo stesso ci rende avversari, ma sempre in tono affettuoso e simpatico.
Alla fine la premiazione!
… e proprio in questo momento, per ironia, il vento cala di intensità!
Qualcuno riporta a casa un ulteriore trofeo per rinforzare il proprio palmares, qualcuno, invece ne riporta il primo di quello che si augura diventi una lunga serie.
Foto di rito, sfottò bonari e congratulazioni reciproche sono, ormai, un fatto assodato.
Ci salutiamo tutti con affettuosa amicizia, le rivalità sono un ricordo del passato, ma ci rimane la certezza di una giornata trascorsa in allegria e simpatia, in attesa di nuove gare, nuove soddisfazioni, e nuovi ed ulteriori trofei per vecchi e nuovi tiratori.
